Notizia biografica

Franco Scataglini nasce ad Ancona il 25 luglio 1930 nel quartiere di Valle Miano. Di origini proletarie, dopo l'avviamento professionale e un biennio di scuole industriali, esercita vari mestieri fino a un impiego nell'amministrazione delle Poste da cui si pensionera' nel 1976.
Dopo la guerra ed un avventuroso sfollamento a Chiravalle, trova per caso in una biblioteca circolante gli Ossi di seppia di Montale: e' per lui la rivelazione della poesia che si lega a una precoce militanza politica (prima nel Partito Repubblicano poi nelle file della sinistra): nel novembre del `51 va in Unione Sovietica con una delegazione di giovani intellettuali fra cui Italo Calvino) ma la delusione e' cocente e lo porta per qualche tempo ad avvicinarsi ai democratici cristiani dei "comitati civici".
Coltiva clandestinamente la sua vocazione poetica che, dopo l'uscita di una plaquette postermetica (Echi, S.E.V.A., 1950) per circa un ventennio e' fatta di studi clandestini e prove rifiutate: alla lettura dei contemporanei piu' amati (Saba, Noventa, Penna, Pasolini) lega gli autori del medioevo romanzo, forti di un idioma che recupera la vitalita' della pronuncia originaria (e ne sara' testimonianza l'edizione di Olimpo da Sassoferrato, Madrigali e altre poesie d'amore, L'Astrogallo, 1974).
Alla meditazione sui poeti affianca la riflessione sui filosofi dell'esistenza (specie Simone Weil e Adorno) e sulle pagine teoriche di Paul Klee, che tra l'altro costituisce un riferimento importante, con i bizantini, per una attivita' pittorica gemella, quanto a scelte linguistiche e stilistiche della parola scritta.
Grazie all'incoraggiamento del critico ed editore anconetano Carlo Antognini, pubblica all'inizio degli anni settanta le due prime raccolte organiche: E per un frutto piace tutto un orto (L'Astrogallo 1973) e So' rimaso la spina (ivi 1977).
A cavallo del decennio accadono eventi decisivi per la sua parabola di uomo e di poeta: l'incontro con Rosellina Massi, la sua futura moglie, che cantera' come musa esclusiva; la pratica psicoanalitica, dal 1977 al 1983, presso la sezione della Scuola "Maya Liebl"; l'approfondimento delle tematiche legate all'esserci spazio temporale, prima sul periodico "Marche Oggi" poi nel settimanale radiofonico "Residenza" (da lui diretto, redatto insieme con F. Scarabicchi, G. D'Elia e M. Raffaeli) a cura della Rai delle Marche.
Di lì a poco esce la raccolta che sancisce la sua piena maturita' d'autore Carta laniena (Residenza, 1982) e che gli vale il "Premio Carducci" nonche' il riconoscimento di critici e recensori (Franco Loi, Antonio Porta, Pier Vincenzo Mengaldo) e l'accesso a numerose riviste (da "Linea d'ombra" a "Diverse lingue" a "Poesia"); la sua produzione nel frattempo viene inclusa nelle antologie che testimoniano di un rinnovato interesse per la letteratura di matrice idiomatica: Le parole di legno (a cura di M. Chiesa e G. Tesio, Mondadori, 1984) e Poeti dialettali del Novecento (a cura di F. Brevini, Einaudi, 1987).
La successiva silloge Rimario agontano (1968-1986) (Scheiwiller, 1986) ne riassume l'intero percorso aggiungendovi una sezione inedita, Laudario, dedicata ai temi della caducita' e della umana finitezza. Nello stesso periodo prende a lavorare a La Rosa (Einaudi, 1992) il poema che, simulando una versione del classico medievale, riattraversa l'epica del negativo e culmina nell'imago dell'amata quale simbolo e sinonimo della poesia. La pubblicazione del poema segna il definitivo riconoscimento da parte di critica e pubblico: nel luglio del `93 il poeta ne esegue una riduzione col gruppo musicale degli Ogam (Polverigi, Festival Internazionale "InTeatro", a cura della T.E.E., Teatro Stabile delle Marche); nel maggio `94 tiene la sua ultima e memorabile lettura, "Poesia per una vita", nell'aula magna dell'Universita' di Ancona affollata di giovanissimi.
Dopo la pubblicazione di uno dei suoi poemetti piu' intensi e complessi, La tortora quinaria ("Lengua", n. 13, 1993) lavora a El Sol, il poema che restituisce il suo percorso in filigrana autobiografica: ultimato nel luglio `94 verra' edito da Mondadori nel marzo del `95; gliene ha dato motivo e incoraggiamento una lunga conversazione registrata nei mesi precedenti dal regista Stefano Meldolesi, in seguito sintetizzata nel video Esplumeor. (Il compositore Ennio Morricone gli dedica intanto due monodie, tuttora inedite, per chitarra e voce recitante, l'una relativa a Passeggero, in Laudario, e l'altra alla prima sezione del poema appena concluso).
Franco Scataglini muore improvvisamente la notte del 28 agosto 1994 nella sua casa di Numana. A Numana riposa nel piccolo cimitero in vista del mare.