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Pier Vincenzo Mengaldo
Testimonianza
Padova, gennaio 1999
Ho visto di recente il bellissimo, devoto
video di Stefano Meldolesi su Franco Scataglini, col quale -
ammiratissimo come poeta - avevo avuto, una decina d'anni fa,
un solo ma memorabile incontro d'immediata amicizia, e per me
di calda adesione umana.
La tentazione di fronte a questo documentario tutto centrato
sul poeta anzi sulle sue parole, con lui che parla, ricorda,
gestisce con nervosa eleganza, quasi pensa parlando, s'arresta
a correggere il già detto, e soprattutto: ti guarda; la
tentazione è duplice e opposta; vorresti mettere in rapporto
quelle immagini, in qualche modo, con la sua poesia, perché
ne senti l'affinita' profonda; ma ancor piu' vorresti interpretarle
solo come indizi dell'uomo che la formalizzazione poetica ha
non allontanato, certo no, ma stilizzato e per cosi' dire selezionato,
come sempre avviene.
E in verita' l'autorita' che emana dallo schermo e' diversa e
di piu' da quella del poeta: e' l'autorita' di un'esperienza
umana ricchissima vissuta assieme come abbandono, trascinamento,
e veglia attenta. Resa alla vita e giudizio (ma senza intellettualismi!)
sulla vita convivono come per miracolo, allo stesso modo dello
zampillare senza soste dell'improvvisazione con un sentimento
- non senza orgoglio - di fortissima continuita' con se stesso.
Poche volte ho visto un uomo (un maschio) talmente ricco di fisicita':
una fisicita' che, tormentandosi e avviluppandosi dentro, perde
ogni tentazione aggressiva. Con la sua gestualita' straordinaria,
vitale e sghemba o contorta, che ora pare inseguire ora rifinire
il senso, con gli scuotimenti regali della testa, con gli occhi
espressivi ma come sempre puntati dritti, Scataglini sembra infine
dialogare molto piu' con se stesso che col pubblico che stara'
al di la' della macchina da presa, volto allo schermo. Eppure
forse si poteva dire di lui cio' che magnificamente ha detto
Sereni di Saba: "Sempre di se' parlava ma come lui nessuno/
ho conosciuto che di se' parlando/ e ad altri vita chiedendo
nel parlare/ altrettanta e tanta piu' ne desse/ a chi stava ad
ascoltarlo". E' un tratto di alcuni maestri - e l'aspetto
(senza regia) magistrale non e' l'ultima impressione che lascia
di Scataglini il video di Meldolesi.
E infine: e' vero che la poesia di Scataglini e', per vigilanza
intellettuale e anche per pudore, asciutta e formalmente serrata
ma la attraversano continuamente sinuosita' e serpentine, sincopi,
tagli trasversali o sbilenchi, irregolarita' di respiro; e anche
queste - o queste anzitutto - vengono in mente subito allo spettatore
che conosce i suoi versi e ora si trova ad osservare con una
specie di scossa elettrica la loro somiglianza consustanziale
con la gestualita' fitta e complicata dell'uomo. Gesti intrecciati
nell'uno, forme che attraversano obliquamente altre forme negli
altri. Insomma, una rispondenza eccezionalmente rara fra un modo
di poetare e un corpo, come se quello scaturisse naturalmente
da questo: e' quanto troviamo soltanto in alcuni poeti della
vitalita'.
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