FRANCO SCATAGLINI AMICO-POETA
di Tolmino Baldassari

Il mio dire e' soprattutto sul piano della memoria affettiva, essendo, ovviamente, l'aspetto critico affidato ad altri.
Il primo incontro e' con alcuni suoi componimenti antologizzati ne Le parole di legno. Poesia in dialetto del '900 italiano, a cura di Mario Chiesa e Giovanni Tesio (Mondadori, 1984).
Il secondo, ma primo fisicamente, e' a Forli' il 3 ottobre 1985, al convegno su "Lingua e dialetto in poesia". Era con la cara e inseparabile Rosellina Massi e - caso, ma anche segno del destino? - aveva in mano un mio libro.
Da quel giorno frequenti i contatti, telefonici o con qualche scritto, ma anche alcune volte ad Ancona, da lui, e una volta a Cannuzzo da me. Ho registrato i nostri incontri nel mio diario. E cosi' anche in occasione della presentazione da parte di Franco Brevini del Rimario Agontano e del convegno cervese per i miei sessant'anni.
E cosi' fino a poco tempo prima di quella che chiamano scomparsa, ma che nel suo caso non e'.
Alcuni giorni prima ci eravamo telefonati per concordare un secondo incontro a Cannuzzo.
Un malanno mi impedi' di essere presente alle esequie.
Scrissi allora una lettera a Franco, come se lui potesse ancora leggerla. Non era retorica (non ne sono capace), ma era un sentire che mi dettava.
La riporto qui, come fu pubblicata su rivista ("clanDestino", n. 3/ 1994):
"Carissimo Franco,
dovevamo incontrarci a settembre, il mese dopo la tua partenza... Ma io sento che sei qui, ti vedo, mentre parliamo di poesia. Di poesia come vita, che, noi lo sappiamo, e' la sola vera poesia.
Ti ricordavo sempre quel tuo stupendo componimento: Su la neve. Ti dicevo che quello era un capolavoro assoluto, tanto che nel mio diario lo avevo incluso tra le quindici poesie di tutti i tempi e paesi che sento al di sopra di tutte.
Ecco, la rileggiamo, insieme:

... neve - cornioli alti.
De gravi rami in schianto
luntani soprasalti.

Sara' cosi', amor mio,
muri' de compimento,
spezati, fianco a fianco,
drento le giache a vento?

Cosi' e' la vita, Franco.
Tu sei uno dei piu' grandi poeti del Novecento italiano. Hai creato una quasi impalpabile realta' non solo trasfigurando i dati del mondo visibile e invisibile, ma portandoci a insospettati e stupiti confini.
Viviamo su rive d'aria. Noi lo sappiamo, Franco."
E ora aggiungo:
Vita e cultura letteraria sono in lui espresse con l'acutezza che ne fa cosa unitaria, consentendogli vibrazioni che ci fanno avvertire aspetti che potevano apparirci insondabili.
E' cosi' che ci invita a una meditazione emozionale e intellettiva a un tempo.
E' questa la tua grazia, la tua presenza originale.