Ilde Arcelli
Testimonianza

 

E io, spudorata, a leggerti al telefono improbabili versi che tu definivi buoni, con quella tua schietta impazienza che, per affetto, s'era fatta ascolto attento di un'altra anima; una volta l'avevi chiamata 'sorella' e io da allora fui più ricca di quella povertà che solo i poeti conoscono, perché in fondo è solo lei che conta, dentro, e resta per dilatarsi al mondo.
Come vorrei averti ancora qui, Franco-fratello, a scherzare e pensare e struggendo cercare, cercare insieme tutt'intera la vita...