Ilde Arcelli
E io, spudorata, a leggerti al telefono improbabili
versi che tu definivi buoni, con quella tua schietta impazienza
che, per affetto, s'era fatta ascolto attento di un'altra anima;
una volta l'avevi chiamata 'sorella' e io da allora fui più
ricca di quella povertà che solo i poeti conoscono, perché
in fondo è solo lei che conta, dentro, e resta per dilatarsi
al mondo. |